Quando una storia inizia sembra già essere scritta per intero; più volte nelle fiabe, quando sentiamo la parola "...e tutti vissero felici e contenti" , mettiamo il cuore in pace e vediamo gli interpreti della storia godere della loro felicità. Il Maiale e la Gramigna parte dalla considerazione " Che cavolo ci sto a fare qui? Non dovevamo vivere felici e contenti? Qui qualcuno deve avermi fregato!". La storia si evolve nel racconto di un amore reale dei nostri giorni nel quale, qualcuno ha deciso di rivoltare il finale. Nella storia si parla di ragione e follia, di essere e sembrare. Ogni inizio ha in sé la fine ma , in questo caso non è affatto vero. Perla preziosa del romanzo sono le poesie ed i pensieri che , all'inizio di ogni capitolo, conducono il lettore per mano. Tutto il romanzo è scritto in prima persona e diventa vivo e reale insieme a colui il quale si immerge all'interno della storia; potrebbe capitare, almeno così si dice, che a volte la storia cambi e si evolva in maniera differente. Pare, secondo alcune storie, mai provate, che entrando dentro "Il Maiale e la Gramigna " si possa divenirne parte fino alla fine un pò come succede per Jumanji; io questa cosa qui non l'ho mai creduta però ogni scrittore mette una parte della sua anima in quello che crea e forse , realmente, quando si legge si entra nell'anima degli altri, almeno un poco, tanto da riuscire a vivere realmente tutto ciò che accade. Buona lettura
Rane e rospi gracidano nello stagno colori vivaci, e canti d'amore. Attorno a loro libellule metallo volano a sfidare le lingue di menelick che si tendono mortali. Rannicchiato ai lati dello stagno osservo gli occhi sporgenti ed aspetto il momento per nutrirmi. Inghiotto rospi dalle crespe verruche piene di liquido velenoso ed amaro. Rane e ranocchi li ingoio del tutto interi senza per questo perdere il respiro. Oramai ci sono avvezzo i batraci me li calo tutti d'un pezzo. Ho perso il mio orgoglio alla fiera della responsabilità o forse l'ho solo smarrito ma sono certo è rimasto là. Nel mio stomaco i peli hanno tappezzato le pareti e nessun boccone è troppo amaro prima o poi ogni scoria ne esce fuori. Tornerò indietro un giorno riuscirò a tornare. Steso sul prato troverò il mio orgoglio calpestato. Preso a pedate qua e la spruzzato di fango. Lo prenderò lo distenderò al sole lavandolo con acqua
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